27 marzo 2011

L'Andria che vorremmo...



Capannori è un comune di circa 46.000 abitanti in provincia di Lucca, il quale è il primo in Italia ad aver aderito a "Rifiuti Zero", strategia internazionale volta al riutilizzo di tutti i materiali consentendo la drastica diminuzione dei rifiuti da conferire in discarica. Per saperne di più clicca qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Rifiuti_Zero
La raccolta porta a porta è estesa in tutto il territorio capannorese, e tale sistema ha permesso l'eliminazione totale dei tradizionali ed antiestetici cassonetti della spazzatura (quanto ne avremmo bisogno noi visto che sono anche molto puzzolenti?). La raccolta differenziata a Capannori ha raggiunto ben l'82% nell'anno 2010, facendo di questo comune uno dei più ricicloni d'Italia. Certamente una delle poche eccezioni positive nell'Italia degli sprechi e delle inefficienze, tuttavia tale esempio andrebbe imitato anche qui da noi, basterebbe solo un pò di buona volontà da parte di tutti, amministratori e cittadini. Questo filmato è andato in onda ieri sera nel programma televisivo di Rai 3 "Presa Diretta", condotto dal giornalista Riccardo Iacona, e nel servizio si parlava appunto di questa virtuosa cittadina della Toscana settentrionale.
Per rivedere l'intera puntata cliccare qui:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-35ac089d-68f6-4fc5-9ee...

14 marzo 2011

Nucleare, Mario Tozzi: “La politica farebbe meglio a stare zitta”

“Sono degli irresponsabili. Parlassero di meno e studiassero di più”. Mario Tozzi, maître à penser e mezzobusto televisivo dell’ambientalismo italiano, non usa mezzi termini nel commentare le reazioni di casa nostra al terremoto giapponese e alla minaccia di disastro nucleare. Le dichiarazioni dei vari Fabrizio Cicchitto e Pierferdinando Casini, a Tozzi non sono proprio piaciute. E’ un fiume in piena: “C’è da rimanere allibiti. Questi politici fanno finta di esser dei teorici di fisica nucleare. Non hanno nemmeno la decenza di usare la cautela che in situazioni come questa dovrebbe essere d’obbligo”.

Non parlate a Tozzi poi dell’editoriale di oggi del Messaggero a firma di Oscar Giannino. Un articolo che ha scalato la classifica delle dichiarazioni al buio che poi sono state clamorosamente smentite. Il giornalista scriveva che quanto accaduto in Giappone era “la prova del nove” della sicurezza dell’energia prodotta dall’atomo. “Che figura miserrima quella di Giannino – attacca Tozzi – Ma a una cosa è servita: a smascherare l’abitudine italiana di salire in cattedra e di parlare di cose che non si conoscono”.

Di fronte alla minaccia di un disastro nucleare, la parola d’ordine della lobby nucleare nostrana è minimizzare. “Anche l’incubo che sta vivendo il Giappone in queste ore con il danneggiamento di un reattore – continua il giornalista – in Italia viene declinato a mero strumento di propaganda politica e ideologica. Difendono l’atomo solo perché non possono tornare indietro”.

Secondo il conduttore di “Gaia, il pianeta che vive” (che tornerà in onda su Rai Tre a partire dal 31 marzo) le bugie più macroscopiche della lobby pro-atomo sono due: la sicurezza e l’economicità di questa fonte di energia. Che  la tragedia giapponese le sta drammaticamente mettendo a nudo.

“Le centrali nucleari giapponesi – spiega Tozzi – sono state costruite per sopportare un terremoto di 8,5 gradi della scala Richter. Poi cos’è successo? E’ arrivato un sisma di 8,9 e le strutture non hanno retto”. Le centrali italiane saranno costruite per resistere a delle scosse di circa 7,1 gradi, ma, come sostiene Tozzi, “chi ci assicura che un giorno non arriverà un sisma più potente?”. Nessuno, appunto. Perché i terremoti sono fenomeni che non si possono prevedere. Inoltre il disastro giapponese è avvenuto nel paese tecnologicamente più avanzato del mondo. A Tokio infatti è radicata una seria cultura del rischio che è frutto di una profonda conoscenza di questi fenomeni. “Con quale faccia di tolla i vari Cicchitto ci vengono a vendere l’idea che in Italia, in caso di terremoto, le cose possano andare meglio che in Giappone? Il terremoto dell’Aquila se si fosse verificato in Giappone non avrebbe provocato neanche la caduta di un cornicione. Da noi ha causato 300 morti. Chi può credere alle farneticazioni sulla sicurezza del nucleare italiano?”, chiede sarcasticamente Tozzi. E’ vero che l’incidente nucleare è più raro, ma è altrettanto vero che è mille volte più pericoloso. E il caso giapponese, secondo Tozzi, è da manuale: “Se a una centrale gli si rompe il sistema di raffreddamento diventa esattamente come un’enorme bomba atomica. Forse è questa la prova del nove di cui parla Giannino”.

E poi c’è la questione della presunta economicità dell’energia prodotta dall’atomo. “I vari politici e presunti esperti – argomenta Tozzi – si riempono la bocca dicendo che il kilowattora prodotto dall’atomo è più economico di quello prodotto dalle altre fonti. Ma non è vero. Noi sapremo quanto costa realmente solo quando avremo reso inattivo il primo chilogrammo di scorie radioattive prodotto dalle centrali. E cioè fra 30mila anni”. Secondo il giornalista, la lobby che vuole il ritorno del nucleare propaganda la sua convenienza economica senza tenere conto dell’esternalità, e cioè dei costi aggiuntivi che ne fanno lievitare il prezzo. Che vanno dallo smaltimento delle scorie (problema che nessun paese al mondo ha ancora risolto definitivamente) ai costi sociali ed economici di un eventuale incidente. “Sono soldi che i nuclearisti non conteggiano – dice Tozzi – perché sono costi che ricadranno sui cittadini e sulle generazioni future”.

Il 12 giugno è in programma un referendum che, fra le altre cose, chiede l’abrogazione del ritorno all’atomo dell’Italia. Il rimando a quanto successe a Chernobyl nel 1987, alle grandi mobilitazioni antinucleariste fino al referendum che sancì l’abbandono dell’energia nucleare è quasi d’obbligo. Ma a Mario Tozzi il paragone non convince: “Veniamo da 25 anni di addormentamento delle coscienze. Oggi abbiamo gente come Chicco Testa e Umberto Veronesi che fanno i finti esperti e spot ingannevoli che traviano l’opinione pubblica”. Insomma, il legame fra l’incidente che scosse le coscienze e il voto popolare che funzionò nel 1987, oggi potrebbe fallire. Ma il 12 giugno non si voterà solo per dire no all’atomo. I cittadini saranno chiamati anche ad esprimersi contro la privatizzazione delle risorse idriche e contro la legge sul legittimo impedimento. Temi che, affianco al no all’atomo, potrebbero convincere i cittadini ad andare alle urne. E consentire alla tornata referendaria di raggiungere il quorum.

di Lorenzo Galeazzi e Federico Mello

7 marzo 2011

E la sede se ne va

"E’ così si ammaina la bandiera di Andria anche sulla sede della Provincia Bat.
Durante la sconsolante serata di consiglio comunale, solo un manipolo di consiglieri di opposizione è rimasto fino alla fine a ruggire, come il leone simbolo della nostra città, a difesa degli uffici provinciali, attualmente ubicati ad Andria, che fulmineamente sono stati trasferiti a Trani e, ovviamente, a Barletta. In altre epoche, ormai lontane, i politici nostrani si sarebbero dimessi, quale forma di protesta più alta e forte, ma di questi tempi, in cui si è incollati alle rispettive poltrone, si farfugliano motivazioni di ridistribuzione incomprensibili e in alcuni momenti grottesche, ci si saluta e poi si chiude il consiglio e via, come se nulla fosse.

Ci diranno che siamo campanilistici. In verità, sin dall'inizio della nostra avventura, a noi di Andria 5 Stelle non interessava e non interessa il destino della provincia BAT. Ci dispiace solo che si prenda in giro la popolazione andriese, cercando di rifilare alcune sconcertanti giustificazioni, mentre si è capito da subito che il problema, anche collegato al ricorso fatto dal Comune di Barletta e dai suoi comitati di lotta, era ed è solo quello di cercare di placare i nostri ingordi vicini, che tra un po certamente ci porteranno via anche la sede della ASL. La continua ricerca di equilibri politici all’interno della maggioranza (provinciale) prevede che la nostra sede venga usata quale ulteriore “merce di scambio”, uno schiaffo in pieno volto alla nostra città da parte di tutta la maggioranza comunale, che pure presenta elementi rappresentativi dell'assemblea provinciale.
Neanche una voce tentennante, neanche un volto perplesso.

Tutti convinti e sorridenti i consiglieri di maggioranza. Guai ai vinti, disse qualcuno nella storia. Vinta è la città di Andria ed i vincitori hanno tutto il diritto di governare e di fare ciò che ritengono. Quindi Andria cambia, ma come? Cambiando di sede la maggior parte degli uffici provinciali, magari così facendo la felicità di qualche proprietario di immobili privati e di taluni tecnici a Trani e Barletta. Invece in campagna elettorale avevamo sentito il Presidente della Provincia parlare di dislocazione virtuale di tutti gli uffici provinciali tramite collegamento internet, con la possibilità di conferire in videoconferenza direttamente con i dipendenti della Provincia, da parte di qualsiasi cittadino della Bat. Che fine ha fatto questa idea che avrebbe portato a snellire la burocrazia e agevolare tutti i disabili e gli anziani?

E' deprimente osservare che, oltre la notte fonda che questa amministrazione comunale sta regalando ad Andria, degli ex candidati sindaco solo il dr. Porziotta è rimasto fino alla fine dell'ultimo consiglio comunale. In altre occasioni lo abbiamo criticato, quindi non possiamo essere ritenuti di parte. In questa occasione a lui va il nostro plauso. Certamente con lui sindaco di Andria, questa storia sarebbe andata in modo diverso. Grazie anche al solito indomito Ninni Inchingolo ed al combattente Colasuonno, oltre ai rappresentanti di IDV ed Andria 3. Ovviamente, se ci fosse stato il Movimento Cinque Stelle al governo di questa città, o almeno in Consiglio comunale, sarebbe stata battaglia.


Si ricordino, però, tutti i cittadini, tutti i politici, tutti gli osservatori, chi sta mettendo mano allo smantellamento delle opportunità della nostra città e del nostro territorio, si ricordino fra uno, due, cinque anni, chi c'era e ha assistito, chi c'era e ha partecipato, chi c'era e non ha fatto nulla per impedire questo piccolo, ma assai redditizio, gioco politico".

4 marzo 2011

Andria o la New Venezia



By Felice Fuzio