25 maggio 2012

Baciamo le mani

È indubbio che la politica italiana sia stata ed è tuttora collusa con la mafia. La storia è piena di trattative tra Stato e anti-Stato e il Parlamento è colmo di indagati, prescritti e condannati. Uno a caso, Schifani (Pdl), il presidente del Senato, è indagato a Palermo per mafia, la stessa città del senatore Dell'Utri (Pdl) definito dal giornalista antimafia Pino Maniaci «il vero capo di Cosa Nostra».

Manifestare contro le coppole col fucile sugli asinelli vuol dire rinnegare la storia, raccontarne un'altra versione che fa comodo proprio ai rappresentanti della mafia nelle istituzioni. Ricordare Falcone e fra 2 mesi Borsellino con slogan contro i padrini, bellissimi per carità, discorsi e sfilate davanti alle tv significa voltare la testa dall'altra parte. Aver paura di denunciare l'innominabile. Forse per scambio o opportunismo, vietato dire che certi politici sono mafiosi e piduisti, certi politici hanno architettato trattative con la mafia, certi politici sono responsabili delle peggiori stragi italiane, certi politici continuano a fare gli interessi della mafia.

Fin quando per ricordare le vittime si manifesterà contro solo una parte dei carnefici io non parteciperò. Non voglio raccontare e raccontarmi una storia comoda, senza impegno, facile da capire e che, soprattutto, giova proprio a chi ritiene Mangano un eroe, salva i Cosentino dall'arresto e fonda partiti con fondi di origine tutt'altro che ignota.

Prima di autonominarvi paladini della legalità in memoria dei giudici ammazzati, raccontatevi una storia che sia scomoda, fastidiosa e urlatrice. Troppo facile girare la testa dall'altra parte e manifestare contro Provenzano e Riina. Quando farete una marcia contro Andreotti, Berlusconi e Dell'Utri forse ne potremo parlare.

Beppe Grillo e il MoVimento 5 Stelle, quando ancora non si chiamava così, nel 2007 hanno raccolto in un solo giorno 350mila firme per "Parlamento Pulito", una proposta di legge popolare che avrebbe ostacolato l'ingresso in Parlamento di condannati in via definitiva, bloccata da anni in Senato proprio da Schifani. Chiedetevi il perché e, soprattutto, chiedetevi perché politici, partiti e associazioni non manifestano mai contro la mafia dentro le istituzioni ma sempre con quella parte che ne rimane fuori.

Continuano a raccontarvi la loro versione dimezzata della storia e mi domando se questa non sia omertà. A lor signori paladini di chi contro non si sa che cosa, baciamo le mani.