7 maggio 2012

Copyleft, la condivisione al centro della rete

Il principio su cui si basa la rete è la condivisione. Dai post testuali alle applicazioni più complesse tutto ciò che è accessibile nel web non è messo "in vetrina" ma "a disposizione di un pubblico". La differenza è enorme e si annida tra "possedere e vendere" e "creare e condividere".

Il copyleft non è solo un modo di gestire il diritto d'autore. È un modo di pensare e vedere le cose, uno stato mentale, quasi una filosofia. Si basa sulla facoltà riconosciuta al creatore di un'opera di dichiararne gli usi consentiti. Ad esempio, uno scrittore può decidere di pubblicare il suo libro sul suo blog e specificare se permette che la sua opera possa essere diffusa, utilizzata, modificata e quindi ripubblicata da un altro autore. Inoltre può scegliere se concedere o meno la possibilità che il suo libro venga utilizzato a scopi commerciali. In ogni caso, vige una regola "non scritta" tra gli utenti, più che altro un segno di rispetto, che prevede di citare nelle proprie opere la fonte dei contenuti riutilizzati. Buone maniere da internauti.

Il fratello digitale e decisamente più simpatico del copyright (non a caso si chiama copy-"left", cioè il suo opposto) può essere esercitato in maniera completa o parziale, cioè condividere totalmente i propri contenuti e quindi lasciar liberi gli altri autori di riutilizzarli a proprio piacimento oppure prevedere delle restrizioni d'uso. Infine il copyleft prevede che nel caso in cui un'opera venga modificata e riutilizzata debba essere distribuita alle stesse condizioni dell'opera di partenza. È la formula "share alike", che in italiano si traduce in "condividi allo stesso modo".

Esistono vari tipi di licenze legate al copyleft, le più utilizzate sono la General Public License (Gnu), utilizzata soprattutto per i software, e le Creative Commons (Cc). Quest'ultime hanno avuto una larga diffusione negli ultimi anni favorita dalla crescente sensibilizzazione alle tematiche della rete e del diritto d'autore (affrontate all'estero anche nelle scuole elementari con la "med" - media education - che ancora manca nelle aule italiane) e dalla facilità d'uso. Bastano pochi click su CreativeCommons.org per creare la propria licenza o, come spesso accade, ottenere il codice da incorporare nel proprio blog per far sapere ai propri visitatori com'è possibile riutilizzare i contenuti pubblicati.

Semplice vero? Si crea un contenuto, gli si applica una licenza e lo si condivide in rete. In questo modo l'opera "gira" molto più velocemente con la possibilità di raggiungere un numero maggiore di persone rispetto al classico copyright. Per intenderci, è grazie al copyleft che l'equazione pirateria=pochi incassi viene continuamente smentita. Non mancano infatti esempi di usi intelligenti delle potenzialità della rete anche nell'industria musicale. Sempre più artisti scelgono di condividere le proprie opere, anche totalmente, puntando a stabilire un rapporto più diretto con i propri fan e, soprattutto, incassando molto di più con i pienoni ai concerti. E non sono pochi quelli che ci riescono.

Pensate cosa sarebbe oggi la rete se i suoi contenuti non fossero modificabili dagli utenti o cosa potrebbe diventare domani se invece fossero tutti distribuiti in copyleft.