17 gennaio 2014

A proposito di whistleblowing

Proteggere chi denuncia reati commessi sul posto di lavoro, sia che si tratti di un ente pubblico, sia di un'azienda privata. Molti paesi lo fanno già, l'Italia manca all'appello. Eppure, il tema del "whistleblowing" (letteralmente "soffiare il fischietto") è quanto mai attuale, alla luce dei continui scandali che colpiscono, in Italia, la pubblica amministrazione e non solo.

Se n’è discusso ad un convegno, martedì 14 gennaio nella Sala delle Colonne a Palazzo Marini (Roma). A coordinare i lavori la deputata veronese del Movimento 5 Stelle Francesca Businarolo, che ha presentato la proposta di legge a sua firma, depositata lo scorso 31 ottobre, che prevede una prima tutela per i whistleblower, sull'esempio di quanto già attuato a livello internazionale. A seguire, gli interventi di Davide Del Monte e Giorgio Fraschini, di Transparency International Italia, associazione che si batte contro la corruzione, e Nicoletta Parisi, docente di Diritto Europeo all'Università di Catania e alla Cattolica di Milano, contributi che hanno arricchito in maniera significativa l’incontro. Ha chiuso i lavori l’intervento di Cecilia Anesi, fondatrice di Irpi, Investigative Reporting Project Italy, centro dedicato al giornalismo d'inchiesta.



Il fenomeno del whistleblowing è così trasversale da aver interessato anche il mondo dello sport: nel caso di Calciopoli, infatti, una parte dell’inchiesta è stata portata avanti grazie al contributo importante di un whistleblower, Simone Farina. La proposta di legge firmata dal Movimento 5 Stelle propone un diverso approccio culturale alla denuncia dei reati. Non più un obbligo di legge, ma un comportamento etico a difesa dell'interesse di tutti. Per questo si prevede un incentivo per chi denuncia comportamenti che, molto spesso, hanno a che fare anche con la corruzione. Chi segnala verrebbe messo al sicuro da un eventuale licenziamento e, nel caso della pubblica amministrazione, riceverebbe un premio in denaro tra il 15 e il 30 per cento della somma recuperata a seguito della condanna definitiva della Corte dei Conti.