12 febbraio 2014

Andriataglia: palazzo Ieva, miseria o nobiltà?

Palazzo Ieva era una costruzione ottocentesca appartenente alla famiglia Jeva. L'ultimo podestà di Andria nel 1943 è stato un certo Marco Jeva. La famiglia nota già nel '700 ha espresso tra i suoi componenti avvocati, notai, sacerdoti e militari, imparentandosi con altre famiglie borghesi tra le più facoltose dell'ottocento. Oggi, il grado di estrazione nobiliare merita la massima onorificenza dell'amministrazione Giorgino: una bella colata fumante di asfalto. Andriataglia continua: altro giro, altra corsa, altra inaugurazione!

Il palazzo, che faceva bella mostra di sé in piazza Sant'Agostino, venuto in possesso della ditta Calvi, sotto la direzione dell'ingegner Ferdinando Palladino, doveva essere ricostruito interamente al suo interno con il solo recupero delle facciate attraverso la tecnica dell'anastilosi, una sorta di smontaggio, con relativa numerazione, delle pietre costitutive nonché dei balconi. Dopo che l'operazione è rimasta bloccata per lungo tempo, gli eredi dell'impresa non hanno più avuto interesse economico per questo palazzo, rimasto in stato di abbandono per circa vent'anni.

Una profonda voragine, al centro del palazzo, per anni ha convogliato nel sottosuolo le acque piovane, e gli effetti erano evidenti. Non era solo Palazzo Ieva ad essere compromesso, ma anche le case ottocentesche a ridosso del palazzo - fantasma, sia quelle situate in Piazza Sant’Agostino, sia quelle di Via Fergola, sia quelle di Via Porta la Barra.


Palazzo Ieva ha quindi rappresentato un tumore maligno, che ha trascinato alla deriva e alla distruzione l’intero borgo di Sant’Agostino e loro malgrado, inquilini e proprietari, artigiani e commercianti, hanno dovuto abbandonare la loro dimora a causa delle infiltrazioni d’acqua, delle piogge, dell’umidità e della muffa. 

Da tempo è stato aperto un contenzioso dalle amministrazioni comunali contro gli eredi Calvi.

Ecco che finalmente nel 2013 partono i lavori di "riqualificazione" del Palazzo Ieva, per un costo di circa 77 mila euro, per il momento anticipate dalle casse del Comune, ma che dovrebbero essere poste a carico dei proprietari. Ad aggiudicarsi i lavori con un ribasso del 40% è una ditta di Barletta. 

Risultato? Una presunta riqualificazione, concretizzatasi attraverso il riempimento con materiale inerte, sollevando cosi molte perplessità.
Con una interpellanza presentata al Presidente del Consiglio, i Gruppi consiliari de L’Alternativa, La Risposta, Andria3, Italia dei Valori e del Partito Democratico viene scritto:

Non si conosce l’esistenza di un progetto a monte di tale intervento, né l’esistenza di una verifica statica, né se sia stato commissionato uno studio geologico e trattandosi di centro antico, neanche se sia stata richiesta relativa autorizzazione alla competente Sovraintendenza, né se tale intervento sia stato effettuato in modo tale da essere “reversibile”. Tale modalità d’intervento potrebbe costituire un precedente per altre aziende private che, in situazioni analoghe, potrebbero procedere allo stesso modo evitando pareri tecnici, vincoli, e normative sullo smaltimento dei rifiuti.
Insomma una riqualificazione che lascia molto a desiderare. Lo spiazzale cosi ricavato non è in linea con il resto della piazza e quindi continua a rappresentare uno scempio architettonico nel centro storico della città.



Un'altra opera fatta per il gusto di far notare ai cittadini che questa è un'amministrazione dei fatti, che non perde tempo. Belli fuori.