7 febbraio 2014

Parlavate anche di noi



Giacomo Gilardi è un consigliere comunale di San Mauro Torinese, eletto nelle liste del Movimento 5 Stelle. Classe 1989, diplomato in agraria, laureato in comunicazione aziendale, studia economia ed è consigliere comunale da Settembre 2012. Ha voluto scrivere qualche giorno fa sul suo blog un piccolo pensiero sugli avvenimenti delle ultime settimane. Lo condividiamo con voi.


"A 20 anni compiuti da poco, ho deciso di far politica attivamente, di parlare in piazza, ai banchetti e sui giornali. A 21 anni mi sono candidato e ho deciso di farlo nel Comune dove vivo, dove non ci sono soldi, vitalizi, ma c’è un lavoro che sembra infinito. A 22 anni e qualche mese, sono entrato in Consiglio Comunale, da solo e con la promessa di dare tutto me stesso. Sono lì dentro da 2 anni e ho rinunciato ad averne 24

Dopo l’Università corro in Comune, per le commissioni, le conferenze capigruppo, i comitati di gestione degli asili. La sera, almeno due volte a settimana, partecipo a riunioni varie, dai comitati territoriali, alle iniziative promosse dal Comune, dagli incontri culturali, ai resoconti e i confronti con il mio gruppo. Ricevo ogni giorno almeno 20 telefonate e non so quante mail. Parlo, scrivo e cerco di spiegare. In due anni non ancora passati, ho presentato decine di emendamenti, mozioni, interrogazioni e anche una delibera consiliare. Ho perso di vista molti miei amici e spesso non vedo i miei genitori, se non la sera tardi, quando tornando a casa vado in camera loro per salutari.

Sto dando tutto quello posso, prima che per il gruppo politico che rappresento, per la società che vorrei e il Comune in cui vivo. Nonostante questo, non mi sento in pace con il mondo, anzi, spesso ho il timore di concludere poco, di non sfruttare appieno la mia posizione di controllo e proposta. Ho paura di non fare abbastanza, di non riuscire a star dietro a tutto, di avere troppa poca competenza per affrontare alcuni argomenti, di dare troppa importanza a certi aspetti e di non aver colto l’importanza di altri.

Mi sento in debito, ma non so davvero come io possa dare di più.

Su alcune cose però, so di aver fatto il massimo: mi sono sempre mantenuto critico, ho rispettato tutte le idee, le posizioni ed i diritti,  ho agito con onestà, nella speranza di contribuire attivamente ad un cambiamento che sembra di toccare, tanto è vicino.

Eppure, proprio in questi giorni, mi avete  definito fascista, maschilista, violento, ignorante, ladro, squadrista, impreparato e disfattista. Poco fa poi, il Presidente Boldrini ha superato se stessa, arrivando a definirmi un potenziale stupratore. Lo so che non parlavate di me, ma parlavate comunque di persone che mesi fa hanno fatto la mia stessa scelta, mossi dalle stesse motivazioni e che ora, stanno affrontando i miei stessi sacrifici. Ragazzi che sbagliano anche, ma la cui buona fede non riesco a mettere in dubbio perché li conosco, perché erano con me quando è iniziato tutto e noi non eravamo nulla più che voti dispersi.
Quindi signori, parlavate di me.  E io, non ho più la forza di sopportare questi insulti.

Sia chiaro che non pretendo l’unanimità dei consensi, ma voglio però una critica onesta e puntuale. Non voglio essere giudicato per il comportamento di un mister X qualunque che commenta un post sulla bacheca Grillo, o sulla base di una foto con un libro che brucia sulla bacheca privata di un attivista che non ho mai visto. Non voglio nemmeno che il mio operato e quello dei miei colleghi sia riassunto in un titolo di giornale che è sempre uguale e sottintende la stessa logica. Io voglio una critica spietata, non un moralismo da quattro soldi trasmesso a reti unificate. Voglio che il coraggio di criticare quello che ho in casa, non sia una mia prerogativa, ma un modo di fare anche di chi mi ha detto di apprezzarlo. Voglio che mi si mandi a stendere al primo errore, non che mi si tacci di fascismo se per protesta contro un atto illiberale, perdo la calma.

Voglio che quelle poche cose di cui sono sicuro, siano certezze anche per chi mi attacca, perché la pluralità di idee è una ricchezza, mentre i moralismi significano solo povertà di contenuti e spesso, di argomenti validi".