10 aprile 2014

Per qualche bicchiere in più

La società si evolve e si trasforma velocemente e spesso in maniera pericolosa in più ambiti, e questo si riflette soprattutto sui giovani che sono sempre più spesso fuori controllo e che facilmente oltrepassano i loro limiti. Ai minorenni oggi l'alcool non fa paura, per loro non è pericoloso, anzi è un elemento di identità. E per chi non ha punti di riferimento, il branco è qualcosa di importante, un tratto distintivo comune, necessario per essere in un gruppo, per sentirsi parte di qualcosa.

La facilità di accedere all'alcool da parte dei giovanissimi è rappresentato dal costo reclamizzato all'ingresso: 1 euro al bicchiere. Dì sera, i locali traboccano di adolescenti curiosi di provare il ricco assortimento. Ressa al bancone, per un’ebbrezza di pochi secondi: lo «shortino» si beve tutto d’un fiato, pena il pubblico ludibrio. Chi non ce la fa, è fuori.

Le responsabilità di comportamenti a rischio derivano anche da una pubblicità diretta o indiretta di certe mode che degenerano nell'abuso, dando luogo a situazioni difficilmente controllabili, che possono creare gravi danni soprattutto per la salute dei più giovani ed inesperti. Chi beve ha successo, un bicchiere di whiskey, la bottiglia vuota sono i trofei da esibire. 

La realtà è questa, non solo nella nostra città. La crisi, le delusioni, le insoddisfazioni, la noia, si mischiano pericolosamente. Dobbiamo stare attenti. Non è solo una questione di vendita di alcool ai minorenni, ma di controlli sulle leggi che già ci sono; è la qualità umana anche di chi vende ad un ragazzino la causa del suo stordimento; è il fegato, distrutto o no, di chi pensa che è meglio un biglietto da dieci euro in più che un ragazzino a secco. 

Non ne facciamo una questione morale, ma culturale. Bisogna fare campagna nelle scuole, dobbiamo coinvolgere istituzioni, diocesi, scuole e associazioni culturali. La cultura (o la sua assenza) è alla base di ogni buona società civile. Se manca il senso civico, non si ha il rispetto di quello che ci circonda e non si ha il rispetto di se stessi. Si deve fare prevenzione, per evitare che succedano di nuovo gli episodi della scorsa estate in Piazza Catuma,

Il nostro centro storico diventa sempre più un campo di battaglia, e al sorgere del sole si può ammirare lo squallore lasciato la sera prima. Bottiglie di birre lasciate ovunque come soprammobili sui bordi dei marciapiedi, lattine e cartacce rendono il paesaggio molto suggestivo.

Insomma chiediamo che ognuno di noi, e non solo le istituzioni, ritorni all'impegno sociale cioè tornare a comunicare con i giovani, ad informare. Dobbiamo farlo, a volte, anche con la denuncia non solo verbale, come tutori, difensori civici del nostro futuro, degli adolescenti, dei giovani.

Non possiamo limitarci a delegare agli organi della sicurezza e alle istituzioni, a cui pure chiediamo maggiore impegno, di intraprendere delle autentiche campagne di sensibilizzazione. A loro chiediamo di intervenire non solo quando è richiesto da qualche cittadino, o perché prima si deve arrivare al peggio, perché spesso siamo noi stessi a sostenere quelle "mode" attraverso comportamenti che convincono che l'assunzione di bevande alcoliche migliora lo status sociale all'interno di un gruppo, di una comitiva o della comunità. Può uno sentirsi più forte o migliore con l'assunzione di un bicchiere di alcol piuttosto che con l'assunzione di una dose sostanziosa di cultura? Era questo il punto al quale si doveva arrivare? 

Chiaramente per fare tutto questo servono anche gli strumenti gli operatori e gli spazi dentro i quali i ragazzi possano trovare nuovi stimoli, nuovi interessi per coltivare nuove emozioni in una società in cui i modelli sono deleteri per una sana crescita culturale e sociale. Serve tutto questo per combattere il Malcostume e coltivare il più alto senso Civico perché la nostra comunità possa crescere e forse un domani essere presa come modello.

Vi sembra tutto utopico? Forse. Ma certo non è bello pensare di stare in silenzio, lasciar perdere, ignorare, minimizzare, solo per qualche bicchiere in più. 

Antonio Memeo   |   Lorenzo Miani