16 giugno 2014

Corte dei Conti, come stanno le cose

Abbiamo scoperto recentemente che la Corte dei Conti si è interessata del bilancio della nostra città. Con la deliberazione n° 85/2014, depositata il 17 aprile 2014, la Sezione Regionale di Controllo per la Puglia della Corte dei Conti si è pronunciata, in tema di bilancio comunale, accertando “violazioni di norma” per “tardiva approvazione del rendiconto” ed “errata imputazione di voci di spesa tra i servizi per conto terzi” ed accertando “irregolarità suscettibili di pregiudicare, in prospettiva, gli equilibri economico-finanziari dell’ente” a causa di “irregolare accertamento nel 2011 e 2012 di un risultato di amministrazione” costituito da crediti di dubbia esigibilità e per “mancata adozione delle misure relative alla tempestività dei pagamenti”, oltre ad altre due irregolarità.

Qualcosa non quadra nel bilancio del Comune di Andria. 
L'argomento è ostico, soprattutto per i non addetti ai lavori e al di là dei tecnicismi ci sono alcuni elementi comprensibili anche per quei cittadini che sono a digiuno di studi economici e finanziari.

I richiami della Corte dei Conti all'amministrazione Giorgino sono chiari, a partire dalla questione Italgas SpA: in relazione alla concessione per la distribuzione del gas in città, era stato avviato sin dal 2006 (dalla precedente amministrazione comunale) un contenzioso con l'azienda, al fine di aggiornare i canoni concessori ed il rimborso dei "costi di località". I giudici evidenziano a tal riguardo che l'amministrazione Giorgino, nell’esercizio di competenza 2011, ha accertato € 8.380.000 (dal 2006 al 2011). I giudici sono chiari: “Tali crediti non sono stati mai riscossi, neanche in parte, in quanto sono oggetto di un contenzioso giudiziario a tutt’oggi in corso” (siamo nel 2014), evidenziando inoltre che “l’ente deve mantenere un comportamento prudente, evitando di conservare tra i residui attivi del bilancio i crediti dichiarati assolutamente inesigibili, quelli controversi e quelli riconosciuti di dubbia o difficile esazione”. Ma la prudenza prevista dalla legge che fine ha fatto?

“Tale manovra”, scrivono ancora i giudici della Corte dei Conti “è stata determinante e decisiva ai fini della formazione e quantificazione del risultato di amministrazione” che appare “ancor più discutibile da un punto di vista meramente contabile, in quanto ad un primo incauto accertamento di € 7.500.000 è seguito, a distanza di meno di un mese e senza una chiara motivazione, un ulteriore atto di accertamento di € 1.200.000” producendo addirittura un “incremento con efficacia retroattiva” per cui il rilievo dei giudici si concretizza in un lapidario “l’artifizio posto in essere dall'Ente integra una grave irregolarità contabile, in evidente violazione del precetto normativo di cui all'art. 189 del TUEL”.

Ancora sull’argomento, il collegio dei giudici utilizza termini quali “carente motivazione fornita dall’Ente” o “operazione di dubbia legittimità” nella rimodulazione dell’imputazione dei residui attivi, cancellati e reiscritti, per il medesimo importo, tra gli anni 2011, 2012 e 2013. 

Strano, molto strano, a maggior ragione quando i giudici evidenziano che “l’Ente sulla base dei riferimenti normativi non avrebbe potuto modificare, dopo la chiusura dell’esercizio 2012, l’entità degli accertamenti di competenza, né tantomeno sembra corretta e giustificabile contabilmente l’operazione di riaggiornamento posta in essere, la quale sembrerebbe aver fittiziamente incrementato gli importi degli accertamenti del 2012”, concludendo che “l’indebito accertamento di competenza 2012 di tali somme potrebbe determinare riflessi elusivi sul rispetto del patto di stabilità”. Chiarissimo.

I rilievi della Corte dei Conti non finiscono qui: si legge che “il superamento del parametro di deficitarietà strutturale” evidenziato dal magistrato istruttore ai sensi del Dm 24.09.2009, fa affermare al Collegio che “il rallentamento dei flussi di pagamento oltre determinati valori soglia costituisce un indice di possibile difficoltà di reperire la necessaria liquidità circostanza, questa, che dimostra la limitata capacità di far fronte in modo tempestivo ai crediti di terzi e un rilevante grado di inefficienza nella gestione finanziaria”. Con tutto il rispetto per la Corte dei Conti, i cittadini andriesi si erano già accorti dei paurosi ritardi nei pagamenti.

Nell'ultimo anno dell'amministrazione Giorgino, il Comune di Andria sembra avere le scelte obbligate: adotteranno misure correttive per salvaguardare gli equilibri di bilancio? Ci sarà un aumento della pressione fiscale?

Quale che sia il futuro politico di questi amministratori, chi ne raccoglierà il testimone dovrà fronteggiare questo grosso problema. Il Movimento 5 Stelle ha già dimostrato che può occuparsi non solo dei rifiuti, ma anche di risollevare i bilanci delle città dove si trova ad amministrare, come ha recentemente dimostrato l'amministrazione di Parma e Pomezia. Visto che per alcuni amministratori locali le spiegazioni sono facili, "basta chiederle", mentre per l'assessore sono "tecnicismi", auguro ai cittadini andriesi di ricevere le necessarie spiegazioni dai nostri amministratori, possibilmente prima della tornata elettorale del prossimo anno. Altrimenti, inutile avere fiducia nei risultati sconfortanti di un'amministrazione i cui "cavalli" sono ormai giunti, sudati, al capolinea.

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Corte dei Conti - Sezione Puglia: doc


Giuseppe D'Ambrosio
Cittadino portavoce M5S
Camera dei Deputati
Movimento 5 Stelle Andria