25 settembre 2014

#Del(i)rio: che fine fanno le province? - terza parte

Terza parte del nostro approfondimento. Restano al sicuro le poltrone, abolita la partecipazione popolare. Che altro ci aspetta dopo la votazione del 12 ottobre?

Le Province passeranno da 107 a 97.
In attesa della loro presunta cancellazione, che potrebbe avvenire con la riforma del Titolo V della Costituzione, verranno riformate in enti di secondo livello. Il presidente non verrà più eletto dai cittadini ma sarà scelto (con lo stesso sistema di ponderazione) tra i sindaci della Provincia che non siano negli ultimi diciotto mesi del mandato, tramite il voto dei consigli comunali di quel territorio e, solo per questo primo turno elettorale, dei consiglieri provinciali uscenti. Il periodo dell’incarico si abbasserà di un anno, arrivando a quattro. Stessa procedura riguarderà anche il consiglio di Provincia (eleggibili in questo caso oltre ai sindaci anche i consiglieri comunali) che resta in carica per due anni, rispetto ai cinque precedenti. Il numero dei consiglieri provinciali si ridurrà, passando ad esempio nelle zone con una popolazione superiore a 700.000 abitanti da 28 a 16. Gli incarichi nei tre organi della Provincia – presidente, consiglio, assemblea dei sindaci – saranno svolti a «titolo gratuito» (comma 84).

Alle Province restano alcune funzioni come ad esempio la pianificazione territoriale e dei servizi di trasporto del proprio territorio e la gestione dell’edilizia scolastica. E poi costruzione e gestione delle strade provinciali e relativa mobilità, edilizia scolastica, programmazione provinciale della rete scolastica (d’accordo con le Regioni), controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale.

Nel passaggio ai nuovi enti il personale (quasi 60.000 persone) mantiene il medesimo contratto e la stessa busta paga. Per quanto riguarda le modalità di elezione provinciale rimandiamo ai commi da 54 a 80 del decreto. 

Il Movimento 5 Stelle non parteciperà alle elezioni provinciali
Siamo contrari alle province come ente e ne abbiamo proposto l'abolizione totale, prima di qualsiasi altro discorso di riordino.

Ma del resto i risultati di queste elezioni non sono in discussione: sono ormai troppi i casi di larghe intese a livello provinciale. I partiti si mettono d’accordo a livello nazionale anche per queste nuove “provincette”, le stesse che il Movimento 5 Stelle ha cercato di abolire per anni. La dimostrazione potrebbe esserci a Taranto, Torino, Padova, Latina, Lecce, Brindisi e Ferrara.

Tutti insieme appassionatamente, deponendo la maschera anche in questa occasione in cui non c'è motivo per mettere su il solito teatrino delle finte e reciproche opposizioni.