8 aprile 2015

La pista dell'A-BiCi

Con la delibera di giunta 130/2014 e relativi allegati progettuali, è stato annunciato lo scorso agosto un provvedimento sulla individuazione della rete delle piste ciclabiliIn sostanza sarebbe prevista la realizzazione di una pista ciclabile continua. Soliti annunci o vera progettualità? Vediamo un po'.

Per cominciare, il progetto della rete delle piste ciclabili, affidato al Settore Ambiente e Mobilità - Settore Traffico e Mobilità, consiste in una relazione tecnica accompagnata da tavole esplicative, che ha in sé una grande pecca originale, come evidenziato nei post precedenti: l'assenza del Piano Urbano del Traffico (PUT).

Passiamo all'aspetto prettamente ciclistico
La pista parte idealmente da via Maraldo (dove sono previste altre piste ciclabili con la realizzazione - altro condizionale obbligatorio - della futura (?) area mercatale), per poi attraversare la Villa Comunale, proseguire per viale Gramsci e Corso Cavour sino a giungere nella Zona Pedonale costituita da Corso Cavour -viale Crispi - via Regina Margherita, sempre che l'Amministrazione non decida un cambio di destinazione d'uso delle relative aree last minute. Inoltre, la pista sarà collegata con quelle già esistenti nell'area Nord dell'abitato tramite via Piepolo, con l'ulteriore previsione di collegamenti con varie utenze pubbliche (Stazione, Ospedale, Poste, ecc.). Tutti gli interventi saranno realizzati in economia e con personale dell'Ente, come per i cordoli delimitatori di corsia stimati per un importo di circa 15000 euro.

Per la realizzazione di una pista ciclabile la normativa base di riferimento è costituita dal regolamento nazionale (DM 557/1999), in cui sono riportati tutti i criteri e le norme che una pista deve rispettare. Analizzando diversi tratti e prendendo spunto dal percorso su viale Gramsci, ci siamo soffermati su alcuni articoli del regolamento che brevemente esamineremo. Innanzitutto è bene specificare, come premessa, che l’art.4 prevede diverse tipologie di piste ciclabili, in ordine decrescente rispetto alla sicurezza offerta per l’utenza ciclistica (piste ciclabili in sede propria, su corsia riservata, percorsi promiscui pedonali e ciclabili e percorsi promiscui ciclabili e veicolari). Resterebbe da capire, secondo l'obsoleto PUT, la classifica funzionale delle varie strade coinvolte negli interventi.

ESEMPI: ciclabili in sede propria (a sx), in corsia riservata su strada (al centro), in corsia riservata su marciapiede (a dx)

Proseguendo l'analisi in questione, ci siamo soffermati sull'art.7, che disciplina la "larghezza delle corsie e degli spartitraffico", che recita:

1. Tenuto conto degli ingombri dei ciclisti e dei velocipedi, nonché dello spazio per l'equilibrio e di un opportuno franco laterale libero da ostacoli, la larghezza minima della corsia ciclabile, comprese le strisce di margine, è pari ad 1,50 m; tale larghezza è riducibile ad 1,25 m nel caso in cui si tratti di due corsie contigue, dello stesso od opposto senso di marcia, per una larghezza complessiva minima pari a 2,50 m.
2. Per le piste ciclabili in sede propria e per quelle su corsie riservate, la larghezza della corsia ciclabile può essere eccezionalmente ridotta fino ad 1,00 m, sempreché questo valore venga protratto per una limitata lunghezza dell'itinerario ciclabile e tale circostanza sia opportunamente segnalata.


Percorrendo il tratto su via Vaccina (misurato su in foto) è vero che le misure minime di larghezza  sono rispettate, ma c'è anche da dire che bisognerebbe tendere non al minimo insindacabile bensì ad una più spaziosa corsia ciclabile per avere una resa qualitativamente e a livello di sicurezza maggiore. Troppo spesso, inoltre, si è registrata una sovrapposizione delle mobilità pedonale e ciclabile, sicuramente a causa della scarsa separazione tra le due mobilità demandata a due misere fasce bianche piuttosto che con altri tipi di demarcazione architettonicamente migliori (es. siepi o sfalsamento dei livelli delle due mobilità o differenti pavimentazioni). Sempre su via Vaccina, il percorso ciclabile presenta un unico verso di marcia e la domanda sorge lecita: e se il ciclista volesse percorrere il percorso a ritroso? Dovrebbe rischiare un incidente frontale con un altro ciclista?

Proseguendo la nostra analisi, l'art.12 detta alcune prescrizioni per le proprietà che le superfici ciclabili devono avere, cioè:
1. Sulle piste ciclabili deve essere curata al massimo la regolarità delle superfici per garantire condizioni di agevole transito ai ciclisti, specialmente con riferimento alle pavimentazioni realizzate con elementi autobloccanti.
2. Sulle piste ciclabili non è consentita la presenza di griglie di raccolta delle acque con elementi principali paralleli all'asse delle piste stesse, né con elementi trasversali tali da determinare difficoltà di transito ai ciclisti.















Appare di tutta evidenza dalla documentazione fotografica che la situazione della pavimentazione, allo stato attuale, in molte parti della città non rispetti gli standard qualitativi e di sicurezza previsti nel decreto. Per non parlare degli scivoli e dei raccordi con i vari livelli sfalsati, in alcuni casi assenti.
Quindi, in base all'analisi della situazione di fatto e confrontandola col regolamento, ci si accorge facilmente che, troppo spesso, molti requisiti non vengano rispettati. Da un semplice confronto con la città di Parma si nota la maggiore organicità degli interventi e il maggiore livello di comprensione delle periferie nella rete ciclabile da/verso il centro.


Ma tornando alla primissima considerazione: è possibile fare una "mappa" delle piste ciclabili in assenza di un piano urbano del traffico? È evidente la forzatura di questa amministrazione, negli ultimi mesi di mandato, di cercare di dare un segnale di vita su questo tema. Ma noi ci chiediamo: perché tutte le progettualità del caso non sono stata avviate nei passati quattro anni e mezzo di consigliatura? Ci sembra un modo, raffazzonato e costoso, per sbarcare il lunario o, per dirla breve, una vera e propria pista elettorale.

 #voltiamopagina

Giuseppe Liso